Un intenso, affascinante, a volte spietato, viaggio nell’animo umano, che scandaglia negli abissi più profondi la materia di cui siamo fatti per indagare sul vero significato della solitudine, che spesso appare sotto mentite spoglie. È più solo chi si isola per fare introspezione, per poter meglio camminare nella vita oppure colui che espone ogni momento della sua esistenza in modo che gli altri abbiano l’impressione che egli non lo sia? Davvero nuotare continuamente nei pensieri altrui ci avvicina agli altri o è solo l’ennesimo inganno che ci illude che la solitudine non ci appartenga? Non si trascura nemmeno la tematica sulla spiritualità, che implica la ricerca di un Dio che molto spesso risulta essere un Dio buono per se stessi e allo stesso tempo malvagio con gli altri. Tante domande a cui talvolta l’autore dà risposta, ma che spesso lancia al lettore come spunto di riflessione, come seme che possa germogliare facendo forse nascere una più profonda consapevolezza che magari non risolverà tutto, ma darà una luce diversa a ciò che ci circonda forse dissipando, almeno in parte, questa “immensa distesa di nebbia che adombra gli orizzonti funestando l’esistenza”.
L’assenza di calore, mista a una sorta di ipersensibilità, dovuta ad alcune particolari avversità nella prima infanzia e alla scomparsa prematura di mia madre, avevo solo cinque anni, credo abbia prodotto quello che in parte sono, attento e riflessivo alle dinamiche esistenziali. Quanto accennato, penso abbia donato spunto a quello che naviga i miei pensieri, mettere nero su bianco ciò che risulta evidente, ma anche quello che sotto traccia imperversa nei rapporti umani. Notai questa dimensione interiore anche quando l’esistenza mi spinse nelle aule scolastiche a fare l’insegnante, professione dalla quale mi allontanai volutamente, cercando nella autonomia professionale l’equilibrio esistenziale. Con lo scrivere, sto recuperando la misura ideale per comunicare col mondo, cosa nella quale ho sempre creduto profondamente, perché ho inteso l’universo come confine della vita, l’urlo di disperazione più remoto e l’ultima mano tesa come perimetro dell’esistenza.
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