«La poesia di Federica Re viaggia su un binario di a-temporalità e a-spazialità, rendendo i suoi componimenti elementi evanescenti – nel senso di perfettamente permeabili all’evocazione – eppur consapevoli in una realtà fin troppo presente ed ostentata. Percepiamo, tra i versi destrutturati, un senso di malinconia ma anche di profondo frastagliamento dell’anima, come se la poesia fosse il modo scelto dall’autrice per rimettere insieme i pezzi di uno specchio rotto, quello del suo sentire: la forza della poesia è proprio riuscire a ricostruire quello specchio, e non solo, ci permette a quel punto uno sguardo completamente nuovo su quello che eravamo, che siamo e che potremmo essere.»
Federica Re nasce nel 1972 a Legnano. Da sempre considera la poesia come la vocazione della sua vita, e il modo più efficace per esprimere ciò che sente, vede e brama. Lavora in ambito editoriale, ha vinto alcuni concorsi e i suoi versi sono stati inclusi in antologie di poesia contemporanea.
Estroflessioni è il suo primo libro.
Sito dell’autrice Far poesie
adrianomax –
Le poesie di questo libro sono tessute filando pensieri, emozioni e sensazioni che Federica è riuscita letteralmente a toccare. E questo tessuto è vivo: se lo si lascia entrare nella propria mente ci veste di ordini nuovi, di spazi – tattili come direbbe l’autrice – che ci sfiorano e si legano alla nostra anima, ci penetrano come sonde fatte della materia di cui sono fatti i sogni. E arrivano a mostrarci altri lati della nostra e altrui natura: per me sono poesie taumaturgiche. Arrivano fino all’ulteriore, all’oltre, all’indicibile, ma poi si concretizzano in un tocco, un graffio, una carezza. In qualcosa che rimane solido ad evocare l’impalpabile. Curano il desiderio di fermare gli attimi che sfuggono, fermandoli. Mentre si legge e rilegge ogni poesia di Federica, si arriva al fondo della sua ma anche della nostra anima, e scesi laggiù lei ci regala l’attimo in cui tutto è calmo, anche se – in effetti – si è nell’occhio del ciclone.
Giovanni Moia –
Consiglio di leggere questi ottimi versi che indagano la psiche umana come raramente gli artisti sanno fare, tramite un sentire che è spiritualità materializzata, dove l’astratto passa attraverso i sensi, la corporeità, lo sguardo, il tatto. Un romanticismo che definirei post-romantico, intriso di elementi espressionisti che elevano gli strali decadenti non a semplice estetica, ma a raffigurazione precisa e universale di quel sentire figlio dell’intelligenza profonda e umana che caratterizza gli artisti quando sono grandi davvero.