Elisabetta Mancuso ha scritto Di Qua e di Là, una fiaba che più che originare dal suo passato scaturisce dal suo cuore. Ho letto la fiaba e ho letto anche le immagini: entrambi gli aspetti volano all’unisono, dall’inizio alla fine, verso la costruzione di un mondo come dovrebbe essere o, come forse è, in una realtà altra. E questa fiaba ha fatto la cosa più bella che una fiaba vera può e deve fare: trascinare con sé con impalpabile, sicura delicatezza. E ha fatto ciò che ogni vera fiaba fa durante il suo cammino: si è adattata ad ogni nuova estranea realtà per non morire, per potere attraversare tempi e spazi. Vola “di qua e di là” per permeare col suo essere, se non l’arida e fredda razionalità di un mondo alienante, che ingloba e trascina con sé folle di esseri privi di sentimenti, privi di anima, almeno la mente e l’anima di quelle persone il cui cuore batte all’unisono con la natura creatrice e col proprio pianeta-casa di ogni creatura che ama la vita, perché Di Qua e di Là è un inno alla vita che, purtroppo, orecchi sordi e sordidi non riescono a percepire.
Prof. Emanuele Appari Università degli studi di Palermo
Quando anni fa ci ritrovammo a condividere lo stesso posto di lavoro, ci scegliemmo subito, come se, senza ancora conoscerci a fondo, a legarci ci fosse qualcosa di ancora non svelato. Allora eravamo giovani mamme impegnate nella crescita dei figli, che con grande reciproca curiosità si raccontavano i propri trascorsi di vita, gli amati studi universitari e la scelta comune di dedicarsi alla famiglia. Ricordo bene come le brillavano gli occhi quando mi parlava della sua arte come di un antico focolare dal quale attingeva, al solo ricordo, calore e pienezza; e lei parallelamente restava affascinata dalla passione che nutrivo per la lingua tedesca dietro la quale diceva nascondersi una strana bellezza, una sorta di anima romantica che la rendeva temibile e stupenda al tempo stesso. Nel 2017 decisi di lavorare alla fiaba e pensai subito di coinvolgerla come illustratrice, ma ancora nessuna delle due immaginava che l’entusiasmo si sarebbe trasformato in stupore per un lavoro che strada facendo avrebbe rivelato, attraverso la scrittura e l’immagine, qualcosa di noi e in noi che ci legava profondamente e che al tempo stesso veniva guidato da una mano invisibile, quella di mia nonna, l’artefice iniziale della storia di Libli e del suo cuore “saltellante”. Oggi, con il libro tra le mani, ci auguriamo che il lettore venga sfiorato non solo dalla magia che ogni fiaba può fare vivere, ma anche dalla sua spiritualità, intesa come ricerca di bellezza e armonia.
Elisabetta Mancuso
Elisabetta Mancuso nasce a Palermo l’8 luglio del 1970. Dopo il diploma sceglie di intraprendere lo studio della lingua tedesca, dettato in particolar modo dall’influenza culturale dell’amata nonna paterna, berlinese trapiantata in Sicilia, e nel 1996 consegue la laurea in Lingue e letterature straniere moderne con specializzazione in Germanistica. Mamma di due figli, lavora dal 1998 come operatrice culturale e turistica per l’Assessorato al Turismo del comune di Palermo.
Beatrice Buccheri nasce a Palermo il 26 gennaio del 1971. A seguito di studi tecnici e di orientamento per il restauro del libro antico, intraprende l’Accademia di Belle Arti laureandosi nel 1997 nella sezione di Decorazione artistica. Dopo la laurea si occupa per qualche anno di restauro e trompel’œil. Mamma di tre figli, approda nel 1998 al Comune di Palermo, dove lavora come esperto culturale presso l’Archivio storico.
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