Mattia Manetti è nato con una passione divorante: la cucina. Ma non è solo passione, è anche un dono: capisce il cibo, dialoga con gli alimenti, li rispetta e li ama tanto da sublimarli nella sua cucina.
Mattia Manetti non fa lo Chef, è uno Chef, lo è nell’anima e nel corpo: porta addosso e dentro tutte le cicatrici del suo mestiere.
In queste pagine si racconta senza peli sulla lingua, con tutta la forza e l’irruenza che lo caratterizzano. Ci trascina nella sua cucina, nel suo mondo, nelle sue gioie e sofferenze.
Ma in fondo voleva solo cucinare. Buona degustazione a tutti!
Mattia Manetti è nato il 24 luglio 1979 a Ottignies Louvain la Neuve, in Belgio, vicino a Bruxelles, dove i suoi genitori si erano trasferiti da qualche anno per lavoro.
È rientrato in Italia l’anno successivo, a Segrate, Milano, dove ha frequentato tutto il ciclo scolastico.
Dopo aver faticosamente conseguito la Maturità Linguistica, si è iscritto a Scienze Politiche; la giornata dedicata all’orientamento professionale è stato il momento più importante della sua vita scolastica.
È stato il giorno in cui ha comunicato ai suoi genitori che la sua carriera universitaria finiva lì. Gli piaceva una cosa sola: cucinare.
Una settimana dopo ha iniziato il tirocinio al Ristorante Tre Gigli all’Incoronata di Lodi.
Da quel momento inizia il suo lungo peregrinare in giro per il mondo alla ricerca del luogo ideale dove raggiungere la perfezione. Naturalmente con questo livello di aspettative, non poteva avere una vita facile: è quella, tutta vera, che ha raccontato nel libro, scritto durante il primo lockdown, quando si è isolato per quattro mesi in un paesino di montagna. Ne ha passate di tutti i colori.
Pensare che, in fondo, voleva solo cucinare.
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