Il romanzo di Filippo Provenzani è un viaggio in una realtà storica apparentemente lontana, eppure, per certi versi, ancora di un’attualità sconvolgente. È soprattutto, però, il percorso umano e di coscienza di un uomo che si trova costretto a dover mettere in discussione tutta un’esistenza, le scelte fatte, gli affetti e soprattutto il senso dell’altro, in una società che sembra non accettare un’opinione diversa da quella comune. È un romanzo duro, crudo, a tratti struggente, dove la vera umanità emerge con una forza fuori dal comune.
Filippo Provenzani è nato ad Agrigento nel 1951 e vive a Palma di Montechiaro, dove ha frequentato la scuola elementare; ha poi studiato a Palermo e, dopo il diploma di Liceo classico, si è laureato in Medicina e Chirurgia; per quarantadue anni ha esercitato l’attività di medico di medicina generale e medico di famiglia, è stato uno degli ultimi “medico condotto” della sanità italiana. In tutti questi lunghi anni, il servizio sanitario italiano è cambiato tanto e nelle pagine di questo libro emerge il vissuto di chi è stato in prima linea nell’adattamento in questi periodi a leggi e regolamenti diversi di anno in anno: medico della mutua, medico condotto, ufficiale sanitario, dirigente medico, responsabile del servizio di medicina legale dell’Azienda Sanitaria Locale. Nel contempo una moglie, una famiglia, tre magnifici figli, una vita irreprensibile di medico, marito, padre! Per tutti questi anni lontano da poesia e prosa, solo lavoro e famiglia. Nel 2009 riesce a superare una grave malattia neoplastica personale da cui si riprende bene; nel 2017 stesso grave male per la compagna della vita che perde nel febbraio 2019; da allora tutto cambia, inizia il periodo “del cane nero”, della solitudine e del dolore represso. Per un anno si dedica alla poesia con liriche personali, struggenti e monotematiche, in seguito inizia a descrivere persone, luoghi ed avvenimenti in parte reali, in parte immaginati, sognati, a volte sperati, a volte temuti.
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