Le due parti che compongono questa raccolta di versi di Giorgio Gabanizza, Stagioni ritrovate e Appunti per un poema, presentano una freschezza compositiva, sia stilistica che argomentativa, che è difficile credere che non siano stati scritti oggi. Invece si tratta di poesie composte tra il 1960 e il 1965, ovvero come non mai in un’altra epoca, in un altro secolo. Erano gli anni del Miracolo economico italiano, il cosiddetto boom, e assieme ai nuovi consumi in Italia emergevano nuovi valori e nuove contraddizioni, così come nuove idee culturali e politiche.
Sullo sfondo di questi anni vengono composte queste liriche che appaiono collegate da un comune denominatore ovvero il disincanto. Esso sembra il risultato tra le attese promesse, o meglio profetizzate, e la dura realtà dei fatti: nella vita, nell’amore, nella religione, nella politica.
Giorgio Gabanizza nasce a Verona ove risiede. Fin dalle medie inferiori si interessa di letteratura, poesia, arte, teatro. Esordisce a 18 anni in un paio di piccoli teatri cittadini con un suo testo teatrale “La guerra e la pace nella poesia contemporanea come documento e storia” e pubblica alcune poesie in una silloge edita a Milano recensite da Il Gazzettino. Si iscrive alla Scuola Superiore di Giornalismo di Urbino (il mestiere che gli permetterebbe di scrivere, fare il poeta) e alla facoltà di Sociologia di Trento ove si laurea. Ma dagli anni sessanta è attivo in politica, sono gli anni che preparano il ’68, impegnato nel movimento studentesco, con il movimento dei lavoratori, ma anche contro le condizioni di vita nelle “istituzioni totali” (manicomio, carcere, ecc.). È proprio dopo il ’65 che questo febbrile impegno politico assume sempre più grandi dimensioni e lo toglie dai suoi, mai sopiti del tutto, interessi letterari. Rinuncia ad un incarico universitario a Torino per svolgere attività politica a tempo pieno. Appartiene a quel Novecento che ha vissuto la “politica come destino”, seppure scelto. La passione politica lo fagocita totalmente assumendo responsabilità di primo piano. Viene eletto dal 1970 al 1980 nel Consiglio della Provincia di Verona, poi dal 1980 al 1990 nel Consiglio del Comune di Verona e infine, dal 1990 al 2000, nel Consiglio della Regione Veneto. La decisione di pubblicare questa silloge, rimasta sempre reclusa, viene dalla scoperta casuale di persone amiche che lo consigliano a farlo tra cui i poeti Sebastiano Saglimbeni e Alberto Tomiolo. La vera motivazione è che, riconsiderando la funzione della poesia, ha ripreso a scrivere.
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