Il viaggio per mare è forse la metafora perfetta del viaggio. L’acqua fa parte della nostra via, ci avvolge fin da quando siamo stati creati, ci fa sentire liberi quando nuotiamo e ci immergiamo in essa, ma ci può anche inghiottire e trascinarci nelle sue profondità buie e fredde fino a toglierci il re-spiro. L’uomo è un po’ come un pellegrino del mare ed è un pellegrinaggio senza meta. Anche se prendi una direzione, spesso, è solo il caso che ti guida. Un po’ come nella vita se ci riflettiamo…
In questa storia un uomo lascia tutto, la sua casa, il suo lavoro, una carriera sicura e si avventura per mare solo in compagnia della sua coscienza, quell’ombra che lo segue ovunque dopo un efferato omicidio. In mare è alla ricerca di se stesso e del senso della sua vita. Perché un senso deve esserci in quello che facciamo, da quando nasciamo a quando voliamo via. D’altronde ogni cosa ha un senso e nella ruota del destino e del tempo che, inesorabile la spinge, tutto gira, accade, passa, si trasforma, ritorna.
Maria Pia Ascione è nata a Roma nel 1956, dove vive e lavora essendo titolare di uno studio di consulenza del lavoro. La sua formazione accademica incrocia due percorsi per niente estranei l’uno all’altro. Laureata in Giurisprudenza e in Scienze religiose, abilitata in consulenza del lavoro e in mediazione familiare, ha ampliato il suo raggio di interessi con un master in ambito di sicurezza del lavoro e di comunicazione efficace. Con il suo esordio in campo letterario raccoglie pensieri e riflessioni che nascono dalla vita e ad essa vogliono ricondurre.
Antonio Autiero –
Maria Pia Ascione,
Qualcuno doveva pur farlo, Gruppo Albatros, Roma 2020
Il libro offre un racconto a cascata, impetuoso nella dinamica, anche se non troppo eccedente ed eccessivamente intrecciato negli avvenimenti. Il suo telaio narrativo è piuttosto essenziale, tuttavia è ricco di espressione immaginativa, resa con un linguaggio per lo più sciolto, incisivo e suggestivo, realistico e allusivo, al tempo stesso, pur restando sobrio e misurato. Per questo il racconto è prima di tutto una caratterizzazione di persone e dei loro stati d’animo.
La costruzione non pone al centro tanto l’accadimento in sé, quanto piuttosto l’impeto del personaggio centrale, di cui, per altro, non conosciamo il nome, ma del quale seguiamo tracce della sua biografia. Risalta molto forte il bisogno di questi di raccontarsi, facendo intravedere il filo del suo evolversi, sotto condizioni talvolta avverse, come il contesto familiare, tutto sommato per lui privo di stimoli.
Forse è proprio questo tracciato autobiografico di provenienza che ci fornisce una chiave di lettura per capire gli enigmi del barcaiolo, a fronte di quello che egli sente come ingiustizia verso la vita di una persona vulnerabile, la giovane ragazza, esposta alle violenze del suo accompagnatore. Vedere la ferocia di questi e la sua freddezza, nell’abusare della ragazza, fino a disfarsene, arma la mano omicida del personaggio centrale e agita la sua coscienza nel chiedersi il perché e soprattutto nel voler trovare elementi per come riscattarsi dalla colpa.
Il libro fornisce tratti sommari, ma efficaci nell’introspezione del personaggio, mostrandosi non banalmente indulgente verso di lui, ma neppure esponendolo a un eccesso di responsabilità. Il misto di freddezza calcolatrice (il matrimonio, per es.) e di acconsentimento a piacevoli godimenti (l’incontro con Maddalena), la tenacia nel farsi una strada per il futuro (l’esperienza scolastica) e il coraggio di uscire da soluzioni di convenienza sociale (l’abbandono del posto di lavoro al Nord) ci consegna un personaggio complesso, contorto, alquanto oscillante tra fatalismo (da qui anche il titolo del racconto) e forza di volontà.
La brevità del raccolto consente un approfondimento moderato di questi tratti, ma ne fa intravedere tutte le valenze. Il viaggio al centro di sé, con la bella allegoria della barca che solca le acque del mare, è piuttosto abbozzato, ma potrebbe e vorrebbe essere più scandito, mostrandone maggiormente le tappe evolutive.
Per questo viene da dire che in un certo senso l’andamento narrativo resta alquanto acerbo. Forse a questa impressione concorre anche la costruzione testuale del libro, il suo essere sostanzialmente di un unico respiro, quasi a getto continuo, coinvolgendo il lettore in una lettura mozzafiato e senza interruzione. Risalta all’occhio, per es. la mancanza di una sorta di proceduralità, espressa anche attraverso una appropriata distribuzione del magma narrativo in momenti, parti, capitoli, capoversi (talvolta per circa dieci pagine il flusso è continuo, senza punto e a capo, anche se i piani narrativi passano da esposizione di fatti a espressioni riflessive su di essi.
La postfazione accenna a una classificazione del genere letterario a cui il libro può essere ricondotto, facendone intuire il legame con la letteratura noir. Ma se la giallistica tout court si affida maggiormente ad intrigati avvenimenti dai contorni ignoti e tutti da scoprire, questa pagina uscita dalla penna di una figura emergente resta piuttosto un bell’esempio di come articolare quella introspezione caratterizzante del sé, che tocca insieme il mondo di chi la scrive e l’universo di chi la legge.
Andrea –
Un saggio sulla natura umana. Situazioni e stati d animo tipici della nostra vita. Si passa dal riscatto di una giovinezza non facile ad un apparente appagamento professionale e finanziario, per finire con uno stato mentale di disperazione e vuoto nell’ anima. Una vita vissuta inizialmente con grande lucidità che poi precipita nel vortice delle sorprese, non sempre piacevoli che la vita ci presenta. Quando l equilibrio viene meno tutto può accadere. Dovizia di dettagli e riflessioni cosi profonde da far pensare in alcuni casi che lo stesso autore le abbia vissute. Una scrittura piacevole spumeggiante e scorrevole. Una sequenza di avvenimenti ben scandita che rende la lettura sempre avvincente e mai noiosa.
Cristina –
Si legge tutto d’un fiato ! In genere un libro che si avvicina alla saggistica mi avrebbe scoraggiato dopo poche pagine, invece questo continuo intreccio tra la narrazione e le riflessioni, con un pizzico di giallo, la narrazione in prima persona che raccontando gli avvenimenti della propria vita come un continuo spunto di riflessione, quel sentimento quasi di invidia per il protagonista che lascia tutto per vivere in pieno il senso di libertà che solo il mare e la barca a vela (o la montagna con la M maiuscola e la baita) possono dare mi ha portato ad arrivare fino alla fine tutto in una sola lettura per capire se ne valeva veramente la pena ….. anche se poi sono rimasta con un po’ di amaro in bocca ! E che dire della scrittrice , una di noi , una vera sorpresa ! Una donna che definirei così curiosa e assetata della vita , con una notevole forza di volontà ma senza perdere una grandissima umiltà .
Marina –
Un libro che si legge tutto d’un fiato. Coinvolgente ed appassionato nella ricerca interiore del senso della vita del protagonista, che a fronte dello scialbo precedente vissuto , sceglie l’agognata liberta’ per potersi trovare
Ed infine riesce a trovarsi nella ribellione alla protervia, inumanita e vioenza del suo ospite.
Il libro e un inno alla necessita’ di riscoprire le profonde emozioni che sono alla base del vicere unano, troppo spessi dimenticato nel vortice del giornaliero.
Mi e’ piaciuto molto e sono sicura che la scrittrice ci riservera’ nel futuro altri spunti di riflessione, coinvolgendoci in altre avventure
Gianluigi –
Letto tutto d’un fiato….
bellissima storia con un curioso coinvolgimento… lettura scorrevole e piacevole! Consigliatissimo
Nicola –
Una lettura avvincente, che ti fa sentire nel vivo della vicenda umana del protagonista. Il viaggio nella propria coscienza, il rimettersi in gioco,il sentirsi”un pellegrino del mare”in compagnia di un anziano personaggio che non ha bisogno di parlare per essere. Ma alla fine la coscienza deve dare un senso alla nostra esistenza e se accade un’ingiustizia verso chi è vulnerabile, tutto può accadere… Una bella sorpresa. Una scrittrice che sicuramente ci offrirà altre riflessioni importanti e racconti piacevoli
Nicola –
Una lettura avvincente, che ti fa sentire nel vivo della vicenda umana del protagonista. Il viaggio nella propria coscienza, il rimettersi in gioco,il sentirsi”un pellegrino del mare”in compagnia di un anziano personaggio che non ha bisogno di parlare per essere. Ma alla fine la coscienza deve dare un senso alla nostra esistenza e se accade un’ingiustizia verso chi è vulnerabile, tutto può accadere… Una bella sorpresa. Una scrittrice che sicuramente ci offrirà altre riflessioni importanti e racconti piacevoli
Filippo INVERSI –
Come una slavina, come una slavina che parte lenta e poi accelera, veloce, sempre più veloce, accumula energia che poi scarica, distruttiva. Così questo racconto dal lento inizio, precipita nella distruzione finale, che non è la morte del “malvagio”, bensì la morte del protagonista prigioniero, senza speranza, del cosa sia il “giusto, ingiusto, bene e male, buono e cattivo”. Domanda che rimane sospesa, senza risposta, come del resto lo è per tutti noi.
Simone –
Una storia appassionante, con una partenza lenta ed un ritmo in crescendo davvero accattivante.
una profonda riflessione umana sul senso del male e del bene, sulla reazione all’apatia del lasciarsi vivere. Tutto può cambiare, essere interpretato e vissuto da diversi punti di vista.
A breve leggerò anche i prossimi lavori. davvero bello
Anna Rasi –
Questo libro è appassionante e avvincente. Si legge d’un fiato, lo stile scorrevole e leggero, vola via in un attimo lasciando tanti spunti su cui riflettere
Giuseppe Taragoni –
Un racconto avvincente, con gradevoli cambi di scena che non interrompono il focus continuo e prolungato sul protagonista che, attraverso la narrazione della sua storia svela tratti di sé che descrivono una vita mediocre e senza ambizioni, solo a tratti interrotta da decisioni forti con se stesso e con gli altri, stimolate da un istinto di cambiamento che, tuttavia, non lo riscatta agli occhi del lettore.
Il cuore del racconto è nella vicenda del barcaiolo che si imbatte in un episodio di violenza subita da una giovane ragazza per mano del suo accompagnatore. È lì che si sprigiona l’introspezione del personaggio principale che nel suo gesto finale estremo, diventa a sua volta giustiziere dell’assassino, ma anche di se stesso non trovando nel suo gesto nessuna catarsi, prigioniero di dubbi e di tormentati giudizi non distanti dalla sua opaca personalità.
Brava l’autrice che, con uno stile narrativo molto spontaneo, rende il libro fruibile tutto di un fiato, creando nel lettore una sensazione di piacevolezza e di aspettativa via via con lo scorrere delle pagine.
Giuseppe Taragoni