Shakespeare William sapeva scrivere? E leggere? Le risposte sono a pagina 13.
Pochi documenti, molte supposizioni e alcune coincidenze da non sottovalutare indagano qui la vera identità di William Shakespeare. Una identità confezionata e ben gestita per secoli. Egli, da ovunque sia arrivato a Londra, vi ha trovato tutte le opportunità e una Nazione che lo ha totalmente meritato. Giuseppe Provenzale ci dona un non saggio, partendo/arrivando da Willy, elettricista, e dalla sua vita con il mal di testa, sino alla scoperta del grande drammaturgo. Come? Guidandoci con mano sicura in una Messina del ricordo per “vedere senza fermarsi al solo guardare”. Perché “A volte è salutare osare. Anche solo per conoscere i propri limiti” e giocare con il destino. Attraverso una scrittura originale e ironica, l’autore, mutuando Shakespeare e i suoi modi d’essere, opera anche una critica alla società contemporanea, imbevuta di sottocultura moscia, che senza i soliti libri americani scritti da ghost, i troppi presidenti in autoblu, i tanti sperduti senza coscienza, gli imbrattamuri e i burocrati del calcio, sarebbe sicuramente migliore. Il calcio con Shakespeare?
“Sliding doors pensò Willy, Giano ha due fronti pensò Michelangiolo. E scelse/scelsero”.
Giuseppe Provenzale Siciliano d’origine carolingia, vive e lavora a Milano. Architetto orgoglioso di pochi mattoni, amministratore pubblico deluso, designer di qualche successo e autore per convinzione. Poi e durante, libri, sillogi e articoli in omissis, nessun elenco da voler esibire, qualche premio da omissis. Ha già incontrato Godot.