Una originale e acuta parodia dell’Inferno dantesco in cui i penitenti sono tutti studenti che hanno in qualche modo peccato contro sé stessi, gli altri o contro la scuola.
Colui che si avventura coraggiosamente da vivo nei gironi infernali è accompagnato da guide che gli spiegano via via i vari orrori che si offrono ai suoi occhi.
L’ironia dissacrante è ben studiata e congegnata nel rifare il verso alla famosa Commedia. Dietro lo sberleffo si nasconde però la critica verso alcuni mali che realmente intaccano la nostra epoca e che, se non porteranno in un vero e proprio inferno, nemmeno consentono di vivere una vita equilibrata.
Si potrebbe obiettare che invece siano proprio certi “peccati” a rendere piacevole la vita: in questa parodia, che ha sempre una “buona parola” per tutti gli studenti, la consolazione è che, almeno all’inferno, c’è un posto per noi…
Ai lettori, chiaramente, l’ardua sentenza.
L’autore nasce a Zoppola, nella provincia di Pordenone, nel febbraio del 1983 e vive a Trieste da quando ha vent’anni, prima per studio e poi per lavoro. Con una formazione di tipo scientifico nel settore chimico-biologico lavora come tecnico di laboratorio. Senza perdere la curiosità per diversi temi scientifici, come hobby si dedica alla scrittura. Nel tempo libero fa volontariato presso un gattile e pratica arrampicata sportiva.
Da sempre grande appassionato della Divina Commedia, l’idea di scriverne una parodia è nata alle superiori ed ha preso corpo negli innumerevoli viaggi in treno tra Pordenone e Trieste.
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