Cosa ha comportato e comporta la pandemia, per noi? Cosa ci è rimasto dopo tanti mesi di chiusura e ansie? Un figlio del nostro tempo prende la parola, buttando fuori tutta l’isteria e la rabbia accumulata prima, dopo e durante il lockdown. Un libro «modulare» che – come l’acqua – «cambia forma ma non sostanza». Una sequela di insofferenze, complessi, pregiudizi e luoghi comuni verso tutti e tutte; un capitolo dopo l’altro, questo insopportabile personaggio sputa tutto quel che gli passa per la testa e, a ogni minimo fastidio, lascia esplodere un commento sugli altri; non pronuncia mai, invece, una parola verso sé stesso. Un personaggio che guarda gli altri anziché guardarsi allo specchio, criticando ogni atteggiamento, ogni posa, senza mai curarsi di cosa scateni davvero questo astio. Il protagonista di questo libro odia l’uso dei social ma ne è ossessionato, spara sentenze sulle donne ma non riesce a intraprendere con loro un rapporto sereno, perché – tra le altre cose – troppo innamorato di sé stesso. Ce l’ha con il mondo, e del mondo in fondo ha paura.
Questo libro è anche un gioco, un invito a seguire le fisse e le frustrazioni del personaggio ben oltre la lettura e attraverso i social tanto detestati. Cosa ne sarà di lui? Smetterà di insultare il mondo, troverà la pace per finalmente iniziare a vivere?
Nathan Paineppol, nome d’arte di Enrico Di Stefano, è nato nel 1992. Sardo di nascita ma romano di adozione, vive da più di vent’anni a Roma, dove si è laureato in Management. La città ha influenzato in molti aspetti la sua prima opera H2O, con la quale si pone lo scopo di evidenziare i comportamenti errati, spesso incarnati dal protagonista, della società in cui viviamo.
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