Tra gli anni 1775-1783 Monsignor G. Francesco Maria Cacherano dei conti di Bricherasio, celebre economista dell’epoca, pubblicò due interessanti relazioni dedicate interamente alle riforme dell’economia agricola dell’Agro romano e al giusto metodo di produzione e conservazione dei prodotti agricoli.
Sorprende l’attualità dei testi, frutto di un pensiero rivoluzionario, opposto al senso comune dell’epoca. La sua attenzione si concentrò sulla rivalutazione e bonifica del territorio che circondava la città di Roma, con l’intento di rendere abitabili quei luoghi che si dimostravano piuttosto malsani. Ma l’impresa si dimostrò ardimentosa e impossibile da attuarsi in quanto il Principato non volle assumersi l’onere del risanamento. Tali circostanze non permisero la concretizzazione del progetto, considerato, inoltre, dalle menti conservatrici, dispendioso e utopico.
Questo stato di cose mise in ombra la splendida figura di Monsignor Cacherano, il quale terminò i suoi giorni in afflizione e in mestizia.
L’autore, un suo lontano discendente, Giuseppe Caccherano, (il cognome è mutato nel tempo), in questo splendido saggio porta alla luce il cammino tortuoso del celebre economista. Lo scambio epistolare con le eminenze dell’epoca e i richiami ai suoi due celebri trattati, ci offrono una panoramica delle drammatiche condizioni in cui la penisola verteva in quel momento di grande frammentazione.
Giuseppe Caccherano nasce a Torino nel 1955.
Partecipa a diversi premi letterari nazionali ed internazionali. Il 31 maggio 1997 è finalista all’viii Concorso Internazionale di Poesia “La Rocca” di Verrua Savoia, con la poesia “La capanna nella foresta”.
Il 28 settembre dello stesso anno partecipa al secondo concorso letterario “Valerano” di Manta di Saluzzo, classificandosi al terzo posto con la poesia “Fiele”; questa la motivazione della giuria: “L’amarezza di una condizione esistenziale di straziante sofferenza solitaria scolpisce versi che rintoccano cupi non solo nel suono e che distillano un disgusto, un’ansia, una tristezza senza redenzioni o ricuperi positivi. Solo un tremito, forse di speranza in una illusoria salvezza, vibra in un interrogativo, ma la clausola richiama definitivamente la assoluta condanna dell’infelicità”.
Nel 1998 è finalista alla IX Edizione del Premio “Laboratorio delle Arti” di Milano, con le poesie: “Che cos’è normale?”, poi pubblicata nell’antologia “La parola convocata” (Editrice Laboratorio delle Arti Milano); “Rimembranza”; “Strada nel buio”. Sempre nel 1998 partecipa alla IIa Edizione del Concorso Letterario “Nocciolino” di Chivasso, con la poesia “Silenzio”, poi alla IVa edizione del “Premio Europeo di Letteratura”; la sua poesia “Il sorriso della morte” è segnalata dalla giuria ed è successivamente pubblicata sulla rivista “Virgole” di luglio/agosto. Ed un’altra poesia, “Sono i giorni…”, è pubblicata nell’antologia “Padus Amoenus” (Ediz. Tipografia La Colornese 1998).
Nel 1999 viene pubblicata, a cura della casa editrice Libro Italiano, la sua raccolta di 41 poesie intitolata “Le Fasi della Vita”. Nel 2018 vede la luce, a cura dell’Editrice Europa, il suo saggio “La corrispondenza dell’anno 1793 tra i ministri De Hauteville e Damiano di Priocca”. Dalla stessa Editrice è stato poi pubblicato nell’aprile 2020 il suo primo racconto, “Il Leggìo”, ispirato al poema eroicomico Le Lutrin di Nicolas Boileau-Despréaux e quindi la sua versione teatrale: “Il Leggìo – Commedia in due atti”.
Infine nel mese di giugno dello stesso anno il Gruppo Albatros il Filo pubblica un altro suo saggio storico intitolato “Le lettere scritte dai Ministri del Re di Sardegna nell’anno 1790”.
Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.