Gabbiano che vola è una di quelle raccolte poetiche che trasmettono con delicatezza e dolcezza al lettore un insieme di emozioni di segno diverso, e talvolta opposto, facendolo partecipe dei sentimenti di Carmen Locurcio, trascinandolo dentro la poesia stessa. La poesia di Locurcio, infatti, è un filtraggio permanente di realtà: uno sguardo esteriore e interiore che, una volta finemente elaborato, diventa verso.
(dalla Prefazione)
Carmen Locurcio è nata a Foggia il 21 febbraio 1966 e ha vissuto a San Ferdinando di Puglia (BT) fino all’età di ventitré anni. Si è laureata in Scienze dell’Educazione presso l’Università degli Studi di Bari nel 1989. Dopo un breve periodo di insegnamento nella Scuola Secondaria di Lucera, si è trasferita a Cinisello Balsamo (MI), dove ha continuato a svolgere la professione di insegnante di Lettere in alcuni istituti della Scuola Secondaria nell’hinterland milanese. Ha frequentato per cinque anni un corso di teatro. Con Albatros Il Filo ha già pubblicato la raccolta di poesie intitolata Sarò un cigno (Roma, 2008).
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La prima sensazione che si prova leggendo le poesie raccolte in “Gabbiano che vola” è quella di varcare la soglia di una soggettività, di entrare in un mondo rimasto intimo e segreto fino a quando l’Autrice ha deciso di rivelarlo agli altri. La poesia che si scopre è un segno di speranza. Ci dice che in una realtà dove ciò che conta è il denaro, il potere e il successo a tutti i costi, c’è ancora chi riesce a vedere nel mondo qualcosa che è bello e interessante di per sé. Ci insegna che la comunicazione di un intimo vissuto è un valore, che la lirica ha posto nella dominante cultura dell’indifferenza e dell’apatia.
Maria Angela Curino – Docente Scuola Secondaria I°