Versi liberi nati nelle lunghe notti passate a Milano o sui sedili di un treno di andata e ritorno. Un unico percorso di vita, in cui ogni sentimento, emozione viene sviscerata con giochi di parole e immagini crude, malinconiche; frammenti di corpi e anime che costruiscono noi stessi. Dolore, amore, sesso, morte fanno quello che siamo.
Scrivere o raccontare chi siamo l’ho sempre trovata una cosa molto difficile, alle volte impossibile.
Non sai mai cosa dire, se il tutto o il niente, se il vero o ciò che potrebbe piacere agli occhi di chi ti sta ascoltando.
Raccontarsi e condividersi non è un obbligo, dare nelle mani di altri anche una piccola parte della propria intimità non è di dovere. La scrittura mi ha permesso di identificare in piccola parte la me di oggi, quella del passato e chissà forse lo farà anche con quella del futuro.
Insomma, la poesia mi ha aiutata a scoprire lati di me che facevo e che tuttora faccio fatica a raccontare anche a chi mi circonda nel privato.
Alla fine non sono altro che il risultato di troppe cose che a un certo punto della vita hanno voluto coincidere e coesistere nel mio sistema.
Mi riconosco nella natura e nelle sue energie, in facce conosciute e in quelle sconosciute. Percepisco l’essenza di un qualcosa che noi chiamiamo effimeramente vita, ma che è molto altro.
Sono Solitudine Bambina, una creatura come tante altre che alle volte decide di andar via per poi ritornare, magari diversa, magari uguale.
Foto di copertina di Emmanuela Gasparella
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